Monia Malimpensa
Galleria d'Arte "La Telaccia" - Torino
L'atto creativo, gestuale e formale dell'artista Gian Domenico Negroni, racconta di una pittura di qualità tecnica-cromatica in continua mutazione. La Materia ad acrilico su carta e multistrato dà spessore alla superficie regalando all'opera una spazialità di particolare suggestione. La sua linea pittorica rappresenta un linguaggio personale che si avvale di colori forti e di un segno incisivo intriso di contenuti simbolici ed emozionali.
Gabriella Zagaglia
Gabriella Zagaglia - Pittrice
L'artista si rivela indagando, osservando minuziosamente le sue proposte dove, a volte, aggiunge parole per dare la chiave di lettura. Il suo è un mondo composito plurimo, fatto di assemblaggi di piccoli elementi schiaccianti, come prove sulla scena di un delitto. Le immagini sono informali, destrutturate apparentemente, orientate verso un espressionismo astratto di cui ne riporta, intatta, la connotazione tipica legata al momento depressivo di una società perduta. Risalta un "Action Painting" che supera l'aspetto psicologico esistenziale e si trasforma in indagine analitica e accusatoria del male del secolo in cui viviamo. In un'apparente apologia del "caos", si dipana un racconto ricco di risvolti e fatali coordinate che convergono ineluttabilmente verso un punto di non ritorno. Numeri, parole, dati materici e impronte cromatiche-emozionali, conducono l'osservatore nel luogo dell'accaduto, irretendolo e inglobandolo nella dinamica ricostruttiva-distruttiva. La "location" d'elezione è la cronaca: dura, spietata, irriverente. Quella che ogni giorno trafigge l'uomo contemporaneo, quella che non si presenta, ma apre la porta ed entra nella mente con violenza e dalla quale, è impossibile difendersi. Il dato reale viene incluso dall'artista, in un contesto che lo pone di fronte ai propri elementi, come un assassino di fronte a dei testimoni oculari. L'osservatore si trova in una schiacciante condizione interattiva, ed è chiamato a risolvere il "rebus", a rispondere ai mille perchè che hanno causato l'evento fatale e devastante, sprofondando in quel "vuoto tra arte e vita" che indicava Robert Rauschenberg. Sempre e comunque, si respira un input alla riflessione, all'autocritica, all'introspezione. Una dimensione privilegiata, quella di chi guarda, che ha modo di ripercorrere "il film" che ha di fronte in avanti e indietro, per capire, commentare, rielaborare fatti compiuti. Gian Domenico Negroni ci svela la parte buona dell'uomo contemporaneo, quella dove la coscienza ha ancora credito nella storia e si gioca la carta del pentimento e rincrescimento da parte dei colpevoli. Il suo è un appello accorato, un urlo mirato all'immaginario collettivo, come una punta di diamante sulla lastra di vetro di una realtà agghiacciante.
Elisabetta Conocchioli - insegnante
L’importante torre di un antico mulino restaurato, a sorpresa ci appare, a Passo di Treia. In questo luogo fino al 10 maggio ammiriamo la mostra di pittura e fotografia Gian Domenico Negroni. La mostra si articola in due sale. Nella prima, “Glamour e moda”, sono esposte foto nelle quali, oltre all’incantevole bellezza delle modelle, protagonista è la luce che inquadra. Certo, la luce è sempre un elemento fondamentale per chi ha a che fare con le arti visive; di queste foto colpiscono, però, i “giochi” che l’artista ha realizzato con la luce, giochi che danno pulsazioni e vitalità alle immagini. Ogni parte del corpo della modella, tra l’altro, nel fondersi con la natura o nel divenire elemento architettonico del luogo rappresentato, evolve come “fotografia nella fotografia”. Ogni posa è spontanea, duttile, plastica e morbida, senza rigidità; per questo motivo, anche se fasciati in abiti provocanti o in sapiente bilico su vertiginosi tacchi a spillo, i corpi risultano eleganti e mai volgari. La parte interessante, forse perché più vicina al “cuore” dell’artista, è quella che si può ammirare nella seconda sala. L’elaborazione al Computer di alcune foto fa apparire di volta in volta scenari che, come in un caleidoscopio, cambiano a seconda del punto di vista… cosi puoi scorgere un’infuocata marina estiva, un veliero azzurrognolo, un gatto-civetta o movimenti ripetuti di mani, di ombre… dove? E perché. Per finire, i quadri astratti di Gian Domenico Negroni, i quali, appoggiati umilmente a terra, serbano inaspettate sorprese: dal recupero di materiali che diventano parte della tela, trasformandola in paesaggio metropolitano, alla sensazione, forse, di infinità di un deserto, fino a quella dove, forse, una luna pallidamente piena fa cadere in un oceano-cielo profondo una lenta lacrima luminosa…